Il bruxismo costituisce un fenomeno complesso, del quale sono state date negli anni varie definizioni. Nel 2013, un consensus internazionale ha definito di bruxismo come “un’attività ripetitiva dei muscoli della mandibola caratterizzata dal serramento o dal digrignamento dei denti e/o dalla pressione in posizione fissa della mandibola”.
Tale consensus ha inoltre identificato due distinte manifestazioni circadiane del bruxismo:
- Bruxismo del sonno o Sleep Bruxism (SB) →si manifesta durante il sonno. Caratterizzato da attività muscolari sia fasiche che toniche. Il paziente mostra serramento e/o digrignamento notturni, e spesso è il/la compagno/a di letto a riferire i rumori associati a tali episodi. Ciò può risultare in segni di usura dentale.
- Bruxismo della vegliao Awake Bruxism (AB) → si osserva durante lo stato di veglia. Dato da attività toniche, raramente fasiche, che determinano sovraccarico muscolare ed articolare (dell’ATM), motivo per cui l’AB è associato a disturbi temporo – mandibolari (TMD). Il paziente riferisce la tipica triade sintomatologica: dolore all’ATM e/o ai muscoli masticatori, limitazione all’apertura della bocca e rumori articolari. Possibili anche cefalee, sintomi auricolari e dolore a denti, faccia e collo.
Quali sono le cause del bruxismo?
È difficile indicare la causa del bruxismo. Studi scientifici hanno indicato numerosi fattori, che spesso possono concorrere a provocare il disturbo, tra i quali ansia e stress, problemi emotivi e psicologici, disturbi del sonno, un disallineamento delle arcate dentarie (malocclusione), risposta muscolare a malattia neurodegenerativa. Quando i bambini digrignano i denti potrebbe essere dovuto al tentativo di alleviare il dolore di un’otite o del mal di denti. Il fumo, l’abuso di alcolici e caffeina, il consumo di droghe possono determinare il fenomeno.
Trattamento
Più che alla risoluzione del problema, le terapie attualmente indicate per il bruxismo del sonno e della veglia mirano alla mitigazione della sintomatologia e dei danni conseguenti al disturbo. La letteratura indica le placche occlusali (bite) in resina, rigide e del più basso spessore possibile, come ausilio al management del disturbo.
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